RINGRAZIAMENTI AL MIO PRIMARIO DOTT. MARIO TREVISAN E AL MIO AMICO DOTT. SILVANO PARMIANI
AL MIO PRIMARIO DOTT. MARIO TREVISAN
Se n'è andato ancora giovane nel 1993, in grembo alle Montagne che più amava, le Pale di San Martino, ma io ne conservo ancora e sempre il ricordo della sua presenza nei lunghi anni trascorsi insieme passando dal "Gabinetto Analisi" al "Laboratorio di Patologia Clinica", stimolando in me e negli altri collaboratori la coscienza di non fare nulla per abitudine, di essere sempre responsabili di ciò che si faceva fosse il semplice pipettare o un delicato esame midollare o un test di immunofluorescenza. Ecco ci faceva responsabili. Inoltre lavorava senza sosta per portare il suo Laboratorio ad una eccellenza globale non solo diagnostica, ma anche organizzativa ed economica. Gioiva quando riuscivamo a realizzare nuovi test, quando ci confrontavamo con strumentazioni ad alta tecnologia fosse l'analizzatore ematologico, o l'analizzatore cellulare, ma anche un semplice test come i test per l'autoimmunità o per il test dell'intolleranza al glutine, ecc. Ci aveva infuso attraverso il suo agire il senso etico dell'utilizzo del denaro pubblico: mai abbiamo visto sfruttare la sua posizione apicale a fini personali. So di certo che non accettava, in occasione dei Congressi, neppure la sistemazione gratuita da parte delle Ditte partecipanti. Desiderava essere libero di giudicare, di scegliere: per il meglio dell'Ospedale e con il minor costo possibile. E questo senso etico (che oggi riempie più le bocche che non la vita) della gestione delle risorse pubbliche lo manifestò pubblicamenente già negli anni '80, quando a nessuno venivano in mente queste parole: era infatti il 1981 quando in occasione del Congresso annuale della Associazione dei Patologi Clinici Italiani mise il dito sui costi del Laboratoriori: affermando che «Il nostro Paese ha le tariffe più alte del mondo per gli esami di laboratorio perché si è fatta una enorme sovrastima del costo delle analisi chimico-cliniche. Non si è tenuto conto, fra l'altro, che le apparecchiature automatìzzate hanno semplificato notevolmente le procedure di analisi, riducendo sensibilmente il consumo di reattivi e l'impiego del personale, e consentendo enormi risparmi che crescono con l'aumentare del numero degli esami.” Il giornalista Ugo Apollonio nel tracciare una sintesi dell'intervento del dott. Mario Trevisan ("manifestamente non gradito ai presenti") afferma : " Le conclusioni dell'indagine condotta dall'Usl veneta (che l'anno scorso ha risparmiato 780 milioni di lire sui 24 miliardi del fondo assegnato) sono semplici ma preoccupanti; se i laboratori lavorano in completa automazione e se sono gestiti con oculati criteri manageriali, possono eseguire i più richiesti esami (glicemia, azotemia, colesterolo, got, gpt ecc.) con circa 20-25 % dell’importo previsto dalle tariffe regionali." Io ho una speranza che il suo Ospedale (come diceva) per il quale cercava di ottenere le migliori professionalità (talora anche sbagliando, come è ovvio per chi si dà da fare), per il quale cercava di migliorare la capacità operativa dei servizi ospedalieri (basti pensare al Centro Trasfusionale) ma anche territoriali, e il suo comune di Cittadella in provincia di PD, di cui era profondamente innamorato e per il quale si era impegnato anche politicamente per una politica più vicina ai cittadini, possano riscoprire questo uomo che nel vero senso della parola ha vissuto e ha operato per il bene pubblico. Ancor più in questo periodo quando sono molto frequenti tutt'altri fatti e tutt'altri personaggi. Il dottor Mario Trevisan, pur con le inevitabili ombre che ciascuno possiede, è stato un grande Uomo Pubblico. un grande Italiano.
AL MIO AMICO DOTT. SILVANO PARMIANI
Il dottor Silvano Parmiani nel novembre del 2003 ci ha lasciato. Ho sentito e sento tuttora un profondo vuoto, incolmabile. Infatti da lui abbiamo tratto per anni stimoli, suggerimenti, orientamenti ora per una pubblicazione ora per la realizzazione di un progetto. Ma non era solo un uomo di scienza, ma anche un uomo semplice riflessivo e pacato che ti infondeva la fiducia, la spontaneità e anche l'amicizia.
Io desidero ringraziarlo, riportando il profilo con cui l'ho ricordato con grande commozione al Convegno SIAIC di Firenze nel 2004.
"Silvano è stato un uomo di una importante azienda allergologica, senza essere dell’azienda. Con la sua personalità superava questa appartenenza, perché Silvano era riuscito ad essere solamente un uomo di scienza, un uomo della cultura allergologica.Silvano apparteneva ancora prima che ci lasciasse a quella schiera di uomini senza casacca, senza delimitazioni commerciali. E per questo è un uomo di grande spessore, un uomo da ricordare ma soprattutto da imitare.
Da imitare la sua umiltà. Silvano aveva il dono di non prevaricare mai, di non porsi mai in un piedistallo di supponenza scientifica o di arroganza culturale. Silvano ascoltava sempre il suo interlocutore, a volte a lungo, prendeva sempre appunti (mi diceva che c’era sempre da imparare). Da imitare la sua razionalità. Silvano era un uomo che cercava certezze. Preciso, razionale, e poteva solo essere per questo anche un grande giocatore di brigde, chiedeva a se stesso e quindi anche a me un rigore di ricerca assoluto, senza sbavature, senza compromessi, senza interessi di parte. E chiedeva alla fine non giudizi, non teorie, non favole ma numeri. Silvano trasmetteva la voglia di fare, di cercare., di costruire, di inserirsi in nuove strategie e quando si era completata una ricerca e sembrava che tutto fosse finito, lui riprendeva il cammino impregnato com’era dell’idea che la scienza non può fermarsi proprio per la sua essenza, deve sempre porsi nuovi traguardi, nuovi progetti. Da imitare il suo pudore. Silvano uomo razionale improvvisamente venne sopraffatto dalla irrazionalità di un mondo diverso dal suo, il mondo delle cellule impazzite, il mondo dove ancora ci sono poche certezze, molte ipotesi e tanti studi in corso. Ebbene Silvano razionale riusciva a parlare del suo Silvano malato, del Suo Silvano provato dalla chemioterapia con grande equilibrio, con poche parole, senza enfatizzare nulla neppure la sua sofferenza. La sua razionalità creava un sentimento quasi sacrale di pudore verso quella parte di sé così lontana, così indefinita, incerta, informe e ne risultava così una esperienza vissuta con distacco, con noncuranza riuscendo a mantenere un clima, una atmosfera pressoché normale proteggendo in tal modo i suoi cari, i suoi amici dalla ineluttabilità del dolore, della malattia e della sconfitta. Anche in questa terribile esperienza ha dimostrato una coerenza, una dignità eccezionale.Non si è smentito mai Silvano, fino in fondo ha voluto essere se stesso. Ecco vorrei proiettare non solo nell'oggi, ma anche nel domani questi tratti di Silvano strettamente uniti tra loro : uomo di scienza perché uomo di grande intelligenza, e proprio perché di grande intelligenza non poteva che essere anche uomo di grande umiltà.Veramente un grande Uomo".